Chi sei lo decide Google: come mi percepiscono gli altri?

Ti sei mai chiesto “come mi percepiscono gli altri?” e cosa c’entra questo con la tua strategia di personal branding?In passato ti avevo introdotto il concetto di personal branding, invitandoti a riflettere sul fatto che sei l’amministratore delegato di te stesso e che quindi decidi tu come e cosa dire alla tua gente. Oggi invece vorrei parlare nello specifico di reputazione per tutti coloro che si sono lanciati nel magico mondo del digitale senza però dare troppa importanza ad alcuni elementi.

Strategie di Personal Branding: come mi percepiscono gli altri?

 

Reputazione online: la percezione delle persone è ciò che ti frega!

La stragrande maggioranza delle persone possiede uno smartphone, molti di questi lo usano solo per mero cazzeggio su Facebook trascorrendo il proprio tempo con giochini e condividendo news di dubbia provenienza. Poi ci sono i professionisti, gli imprenditori ed i Freelance che, non sanno bene come, hanno scoperto che là fuori, online, esiste un individuo del proprio settore che è considerato una rock star nella sua categoria di riferimento e, talvolta, anche oltre.

Sei tra questi? Tra quelli il cui ego è stato scosso dall’estetista cinica, dall’avvocato digitale, lo psicologo Mazzu e ancora da foodblogger che sono cuochi da interior designer, ristoratori, albergatori… devo continuare?

Nel vedere il seguito di questi professionisti ti sei detto: “anche io” oppure “ma io lo farei meglio” ed ancora “ma non funziona proprio così, non è totalmente corretto ciò che dice”.

Alcuni di voi si sono arrabbiati, altri hanno colto il potenziale della cosa ma non sanno come fare. In ogni caso, lo so, ti sei aperto il tuo profilo social ed hai cominciato a condividere pillole di saggezza.

Ti sei chiesto come vieni percepito? Cosa pesano le persone quando tu non ci sei, quando sei offline e stai portando avanti il tuo business?

Tutto ciò che metti online, resta online (sii anche le Instagram stories che “tanto durano 24 ore”). Tu metti online e le persone vedono si fanno un’opinione. Tu cancelli, ma sei sicuro che lo hai fatto definitivamente? Ma sei certo che ciò che hai messo online non sia stato salvato, condiviso, ripostato?

Siamo onesti, appena una persona ci da il nominativo di qualcuno cosa facciamo? Cerchiamo su Google a maggior ragione se si tratta di un professionista. Magari stiamo solo cercando l’indirizzo dell’architetto Pincopallo consigliato da nostra sorella ma nel googolare veniamo a tratti dal fatto che il l’architetto Pincopallo ha fatto un seminario, oppure ha un B&B in toscana. E magari vogliamo vederlo in faccia questo architetto e Facebook ci aiuta sempre e scopriamo che è sposato, ama i cani e va in barca a vela. Non neghiamolo, già ci siamo fatti un’opinione su di lui, sui guadagni e sulle sue relazioni. La teoria la sappiamo: l’abito non fa il monaco non giudicare. La pratica è: Google ti vede.

Proprio per questo è lo stesso Signor Google che ci aiuta insegnandoci a Gestire la nostra presenza online. Provate a seguire il consiglio: cercati su Google. Che cosa ne esce fuori? I contenuti che vedete sono quelli che rispecchiano il vostro essere professionista? L’immagine (percezione) che volete dare agli altri è quella giusta?

Personal branding: percezione, autorevolezza e tu chi sei?

Percezione è potere. La comunicazione può essere un’arma a doppio taglio. Sei un’impiegata qualunque, il digitale non è per te ma un bel giorno nell’andare al lavoro ti ritrovi coinvolta in un piccolo incidente della metropolitana. E il tuo faccione assonnato fa il giro dei telegiornali e con esso anche la tua dichiarazione arrabbiata.

“il paese piccolo la gente mormora”, immagina come mormora con in mano uno Smarthphone in cui condividere un’opinione è 300volte più facile e veloce. Risultato? Sarai per anni quella che ne ha dette quattro al capostazione!

Se non comprendi chi sei e non gestisci la tua presenza online finisce che la percezione che hanno gli altri di te non abbia un ritorno utile per te ed il tuo business. Guarda me, la maggior parte delle persone non sanno come mi chiamo! Molto spesso agli eventi mi chiedono: “scusa ti chiami Sara, Pina o cosa?”. Il nome Pina la Peppina è nato per gioco nel lontano 2010 e su Facebook non c’ero come Sara Valsania e questo sito è nato nel 2018. Al che ho dovuto chiedermi: “come gestisco la Pina?” ed è la stessa domanda che si è fatta Cristina Fogazzi o Veronica Benini. Tutte persone il cui proprio nickname è diventato più forte del proprio nome e cognome.

Alla fine, tuttte noi, abbiamo deciso che non possiamo eliminare la percezione che gli altri hanno di noi ma che la cosa migliore è gestirla.

La percezione che hanno gli altri di noi ci carica di responsabilità. Cristina Fogazzi è l’estetista cinica. Cinica, vera, diretta se smettesse di esserlo significherebbe che ha preso per i fondelli tutti da anni. La percezione che hanno le persone di lei è elevatissima. Ti fa ridere, ma ti ha insegnato tanto e ti fidi. Ti fidi a tal punto che forse l’inci dei suoi prodotti non lo hai mai letto. Cristina funziona perché lei è cinica nella vita.

Io? Sono la Scira Pina quella che ama Milano, quella che non sta mai ferma e parla a raffica. Quindi chiamami Pina, Peppina o Sara non importa certo sai che sono autentica e non sono qui a prenderti per i fondelli.

Perché la percezione ci responsabilizza?

Detto con franchezza puoi sapere cosa sei, puoi decidere una comunicazione strategica ma forse non ci sono lati tuoi che sottovaluti ma che le persone vedono benissimo. Ed allora per quanto tu ti sforzi di essere un professionista organizzato, quadrato e votato alla causa le persone magari vedono anche che sei generoso, ironico e sensibile. E niente, non lo puoi nascondere, e questo farà si che chi ti segue oltre che a chiederti informazioni sul tuo lavoro ti fanno domande più personali, borderline e che non sa come gestire. Onestà, professionalità sono la chiave.

Personal branding: non è solo questione di comunicazione digitale

Ciò che voglio che tu comprenda che non puoi diventare come chi ammiri e stimi se ti nascondi, se nascondi la tua vera essenza. Lo so, sembrano parole del Guru Tibetano, ma è la verità. Le relazioni si basano sulla fiducia reciproca e, lo sappiamo, si fa fatica ad ottenerla, a mantenerla e, come detto sopra, ci responsabilizza.

Avere una strategia di personal branding non significa faccio un sito, definisco un logo, i social, piano editoriale e tac sono coerente, riconoscibile sono figo. Non funziona. O meglio, se hai costanza ti fai conoscere ma ti chiedo: per quanto tempo sei in grado di fingere?

Tu sei il tuo business, a maggio ragione se sei un piccolo business o freelance. E tu sei il tuo brand. “Essere TU” cosa significa?

Significa che i tuoi valori rappresentano i tuoi obiettivi il digitale è solo una strada da intraprendere per raggiungerli.

Fare personal branding significa aver ben chiaro chi sei, quali sono i tuoi skill ed i tuoi valori e trovare la tua voce, i tuoi strumenti per condividerli con persone che possano trovare ispirazione, condivisione e soluzioni. Nel momento in cui ti dai con affidabilità, consapevolezza e semplicità le persone parleranno di te con una forte energia e questo farà si che i tuoi servizi i tuoi prodotti non saranno qualcosa da piazzare ma saranno la naturale conseguenza di ciò che sei. E saranno le persone stesse a condividerli, raccontarli e dare ancor più eco a ciò che hai condiviso.

Per questo il personal branding è online ed offline.

Sintetizzando ai minimi termini:

il personal branding è la storia che vuoi che venga raccontata di te.

Funziona solo ed esclusivamente se nasce e si evolve con te, persona.

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